venerdì 6 luglio 2018

Recensione Blackout - Gianluca Morozzi

Buongiorno lettori e bentornati su Leggiversando!
Oggi vi porto una recensione un po' controversa... quasi confusionaria; questo perché nemmeno io so al 100% quanto mi sia piaciuta questa lettura.
Il libro in questione è Blackout di Gianluca Morozzi


Blackout
Gianluca Morozzi



Editore: Bitter Lemon Press

Trama: Un torrido ferragosto a Bologna. Per un blackout tre persone si trovano chiuse in un ascensore: Claudia, studentessa omosessuale che per finanziarsi gli studi fa la cameriera in una tavola calda; Tomas, residente in quel condominio; Ferro, proprietario di una discoteca, efferato serial killer. Ferro non abita in quel condominio, ma vi ha un pied-à-terre che usa per seviziare e torturare le sue vittime. E in quella afosa giornata, Ferro stava proprio raggiungendo una sua vittima, precedentemente incatenata a una sedia. Nessuno dei tre riesce a comunicare con l'esterno, il condominio è deserto per il ferragosto e le loro grida rimbombano nel vuoto. I pochi metri che i tre devono dividersi diventano sempre più angusti, l'aria irrespirabile...





Il libro mi è stato gentilmente consigliato dalla mia amica Greta e non appena ho sentito le parole "thriller", "ascensore", "chiusi dentro" non ho avuto bisogno di altro per farmi convincere.
Questo perché dovete sapere che i thriller ambientati in uno spazio ristretto o comunque in un unico luogo, come può essere un'isola, una casa isolata e chi più ne ha più ne metta, sono i miei favoriti (non a caso una delle mie scrittrici preferite è Agatha Christie...vogliamo parlare di 10 piccoli indiani? Non devo dire altro).

Partiamo con la grande pecca di questo libro, che ha fatto abbassare drasticamente il voto, ovvero lo stile dello scrittore.
Nel particolare una cosa che ho trovato veramente ma veramente fastidiosa è stata la continua ripetizione dei nomi, in ogni frase, che fossero pensieri o effettivi dialoghi, c'è una ridondanza che mi ha portato quasi, e dico quasi, all'abbandono del libro.
Sembra che i personaggi, al di fuori dell'aspetto fisico, non si differenzino tra di loro, per via di questo modo di interagire.

L'idea dell'autore probabilmente era di rappresentare, volontariamente in maniera stereotipata, l'italiano medio; purtroppo però, per quanto mi riguarda, non ci è riuscito.
Il risultato ottenuto è che il lettore semplicemente, se non si trovasse il nome del personaggio scritto a lettere cubitali ad inizio capitolo, non saprebbe di chi sono i pensieri.

In generale i primi capitoli, quelli che servono appunto ad introdurre i nostri protagonisti, li ho trovati pesanti e noiosi. Lo scrittore è risultato prolisso pur contenendosi in poche pagine.

Andando avanti diciamo che il ritmo comincia ad aumentare ed ammetto che il senso di claustrofobia non ha tardato ad arrivare, quindi l'intento è riuscito.

Vediamo i nostri protagonisti che, con il passare del tempo, rivelano i loro veri istinti: primo fra tutti quello di sopravvivenza.
I pensieri cominciano a farsi confusi, le priorità vanno a farsi benedire e tutto ciò che conta è uscire vivi da quell'inferno.

Quello che ha salvato veramente in corner la lettura è stato il finale che, oltre ad essere originale, porta il lettore ad una profonda riflessione sulla popolazione italiana (non dico altro per evitare di incappare in spoiler).

Arriviamo alla fine e direi che comunque mi sono fatta un pensiero piuttosto chiaro di cosa ne penso.
E voi? Avete letto il libro? Cosa ne pensate?

Attendo i vostri commenti!

Alessia

1 commento:

  1. E la cugi sorvola. Già coi thriller a libro non ci vado d'accordo, se poi sono pure scritti male...

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